
Sotto Natale, Pinocchio. Una scelta commercialmente intelligente quella di riportare sul grande schermo l’ennesima rivisitazione del grande classico della letteratura italiana. Una storia scritta da Carlo Collodi (Lorenzini) che è stata dapprima compagna di letture per i più piccoli, poi si è trasformata col cinema, andando a raccontare agli occhi quelle parole fantastiche e quei messaggi di cui sembra esserci ancora bisogno di rimarcare l’importanza.
L’HAI MAI LETTO?
Questa volta credo di poter temere veramente poco lo spoiler, dato che si tratta di un racconto conosciuto in tutto il mondo, se non altro almeno come inizia e come finisce. Ma è davvero così? Prendiamo ad esempio la versione più minimalista di Pinocchio, quella colorata dalla Disney e tagliata allo stremo. Ecco, quel Pinocchio io non l’ho mai potuto sopportare. Ho avuto la fortuna di poter ascoltare tutto il racconto fin da piccola, con una collezione di 45 giri che sembrava infinita e che cambiavo continuamente nel mio giradischi portatile (praticamente quelli che ti sparavano in viso il disco e che potevi anche battere sul muro senza preoccuparti). Poi ci sono state “Le avventure di Pinocchio” di Comencini, una meravigliosa miniserie che andava ad analizzare minuziosamente tutta la storia. Insomma Comencini e i 45 giri sono arrivati prima della visione di Pinocchio della Disney e raccontavano una storia molto, molto più avvincente, pericolosa e struggente. Per fortuna ripeto. Purtroppo molti sono ancora convinti di conoscere davvero il burattino e la sua vita. “Dai parla di un burattino che poi diventa bambino”. Stiamo parlando di un romanzo che vanta più di cento pagine, suvvia anche per correttezza ve lo dico, perché io l’ho letto: non parla solo di un burattino.
Il film di Garrone è stata una bellissima sorpresa sotto questo punto di vista: ha fatto dei tagli narrativi che oggettivamente non poteva evitare, data la lunghezza del racconto, ma che non hanno tolto alcuna poesia, alcun significato alla storia. Tagli necessari che hanno lasciato spazio al copia-incolla di intere pagine del libro, dialoghi e immagini compresi.
UN FILM CHE NON è UN FILM
Come ho già detto questo Pinocchio è uno specchio del romanzo. Forse Comencini stesso se avesse potuto girarlo adesso l’avrebbe fatto esattamente così. Solo che non è un film, e questo sembra stonare a molti. Il fatto è che non c’è un momento topico, un punto di conversione, un giro di boa nella trama e un totale ribaltamento. Non c’è un finale che arriva dopo chissà quale scena.
Il film si muove in maniera molto lineare, abbracciando totalmente la storia senza trasformarla in qualcosa adattato per il pubblico del cinema ma anzi, ne ricalca le immagini dando fisicità alle parole. Qualcuno si sentirà sicuramente infastidito da questa scelta, perché non risponde alle regole della macchina da presa. Eppure, forse per la prima volta, ho visto un libro totalmente trasformato in un film e in certi casi credo che sia necessario avere il coraggio di una scelta simile, cioè quando si sta raccontando una storia che ha già tutto per essere perfetta da essere stata usata come ispirazione per più di cento anni.
PAROLE IN IMMAGINI
Il potere grande di questo film è il raccontare visivamente. Questa è una cosa che ovviamente fa parte del cinema, ma non è per niente facile raccontare per immagini qualcosa che si è ancorato nella fantasia di molti, soprattutto adulti, riuscendo a calzare come un guanto sulle aspettative. Io ho trovato pura poesia la fotografia di questo Pinocchio. Non saprei andare troppo sul dettaglio, ma posso cercare di abbozzare qualche commento. Un film quasi acquarellato, che sembra incorniciato in un’opera dei macchiaioli e quindi, da brava toscana che vuol vedere l’opera di un toscano, perfetto. La campagna, il fango, i vestiti, le case… tutto. Bellissimo, un dipinto ad olio dove anche Pinocchio è stato reso con un “realismo del fantastico” eccezionale: con i suoi scricchiolii, il rumore dei passi, le ammaccature e i graffietti di un burattino che ha davvero vissuto delle avventure, che ha camminato sotto il sole e sotto la pioggia. Le creature fantastiche, i burattini del teatro, il pescecane (no, non è una balena cari ragazzi), i capelli della Fata Turchina, le trasformazioni, i bambini. Tutto è veramente straordinario.
AL CENTRO IL RACCONTO
Per quanto riguarda il copione sono rimasta piacevolmente colpita.
Alcuni dialoghi saltano fuori direttamente dal libro, risvegliando la mia memoria sopita e rievocando addirittura le pagine del romanzo. Un copione che certamente si è scritto da solo, aggiustato come dicevo prima giusto per farlo rientrare un po’ nelle tempistiche del film, ma lasciando i profondi segni significativi del racconto, anche con parole molto dure. Alcune delle scene tagliate potevano forse essere presenti ma, senza fare spoiler, ritengo che certi avvenimenti è bene lasciarli alla fantasia, perché a un bambino puoi raccontare una storia e lui la filtrerà con la sua immaginazione, ma se metti un’immagine a quel racconto ecco che rischi di andare anche oltre le sue capacità di comprenderla e, non dico che lo traumatizzi, ma certo non potrai mai sapere se ti sei spinto troppo in là.
UNO SPETTACOLO PER GRANDI E PICCINI
Pinocchio parla ai bambini, agli adulti e anche agli anziani. Questo film non fa alcuna eccezione, anzi. Il consiglio per tutti è di vederlo, perché vale davvero la pena. Se avete letto il libro l’amerete, se ancora non l’avete fatto vi verrà voglia di leggerlo. Le avventure del burattino di legno ci fanno sempre sorridere, sembrano parlare a una società lontana, antica e distante. Ciò che le rende straordinarie invece è che parlano di ogni tipo di uomo che abbiamo incontrato e incontreremo, parla di ogni volta che non ci sentiamo adeguati, parla delle nostre debolezze umane, dei nostri continui tentativi di rivalsa, del nostro camminare costantemente cercando noi stessi.
E questa è la storia degli uomini di tutte le epoche.